mercoledì 22 dicembre 2010

Il ritorno della zampogna (Repubblica — 07 dicembre 2010 pagina 13 sezione: MILANO )

Molti la considerano uno dei tanti accessori senza i quali Natale non è Natale, ma per qualcuno rappresenta molto di più. Come per Francesco Attilio Vaccaro. Sessantotto anni, calabrese trapiantato a Olgiate Olona, è l' uomo delle zampogne. Nel senso che non solo le suona ma soprattutto le produce. Con la passione e l' amore di un artigiano. «Realizzo 15 tipi di strumenti, dalla surdulina, lunga 40 centimetri, alla zampogna monrealese, alta quasi quanto una persona. E ognuna ha caratteristiche ben precise, a cominciare dal legno. Se per alcune zampogne è più adatto il ciliegio, per altre preferisco usare l' albicocco o l' ulivo. Anche la tasca in pelle dove viene conservata la riserva d' aria può essere di capra, di pecora o sintetica». La produzione di una zampogna richiede un' intera settimana, dalla lavorazione del legno sul tornio all' accordatura, senza contare la scelta dei materiali e il lungo periodo di asciugatura della sacca di pelle. Per questo la produzione di Attilio non è in serie, ma arriva a una ventina di esemplari l' anno. Non più un hobby, come all' inizio, ma una attività a tempo pieno: la cantina di casa è diventata un laboratorio aperto tutto l' anno. dove l' attività produttiva ferve tutto l' anno. «Ho aperto un sito web, Le zampogne di Attilio, e un blog per promuovere la mia attività, così ora gli appassionati mi conoscono - spiega orgoglioso mentre sceglie dalla sua scorta il tipo di legno più adatto per un nuovo strumento - . Le richieste iniziano ad arrivare tra marzo e aprile, perché il processo di lavorazione è piuttosto lungo e i suonatori vogliono essere sicuri di avere il tempo di familiarizzare con il nuovo strumento prima del periodo natalizio».
Sul mercato, gli strumenti che realizza hanno un valore di migliaia di euro, ma Attilio non ama parlare di soldi: «Molte delle mie creazioni vanno ad arricchire la mia collezione personale o vengono scambiate con altri appassionati. È un' attività alla quale mi dedico con amore, come anche alla raccolta di macchine fotografiche antiche. Non lo faccio per guadagnare, ma per portare avanti una tradizione bellissima e troppo spesso trascurata».
Ma che cosa spinge una persona a produrre zampogne? «La passione. Se mancasse quella non potrei dedicarmia un' attività che costa tanto tempo, denaro e impegno. A 20 anni ho lasciato Nocera Terinese, nel catanzarese, per venire a lavorare nel Varesotto - racconta - ma la nostalgia della mia terra si faceva sentire e, per mantenere il legame con le origini, mi sono messo in testa di impararea suonare la zampogna, uno degli strumenti tipici di quelle zone».
Così il tempo lasciato libero dalla famigliae dal lavoroè sempre stato dedicato alla musica. La vera svolta, però,è arrivata con la pensione, che ha concesso ad Attilio più tempo da dedicare alle vacanze in Calabria, «dove trascorro molto tempo nella bottega di un mio amico falegname. È stato suo suocero a insegnarmi a costruire le zampogne». - LUCIA LANDONI